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Vivere il sogno di giocare nelle finali NBA: Jayson Tatum & Al Horford

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Di Valeria Rubino

NBA Finals sul 2-2

Boston (Massachusetts, Usa), 11 giu. (LaPresse) – Con 43 punti e 10 rimbalzi Steph Curry ha trascinato  i Golden State Warriors alla vittoria sui Celtics in gara 4 a Boston in un TD Garden tinto di verde. Portare la serie finale sul 2-2 “significa tantissimo dato il senso di urgenza che avevamo questa sera di dover vincere fuori casa per mantenere viva la serie, riprenderci il fattore campo e provare ad avere uno slancio in nostro favore”, ha detto Curry subito dopo la partita. “È stata una vittoria sofferta. Sono orgoglioso di tutti noi in termini di gioco fisico, concentrazione, perseveranza durante la partita. 2-2 è molto meglio che 3-1 prima di tornare a casa. Ottimo lavoro stasera,” ha aggiunto la guardia dei Warriors.

Curry strepitoso

Curry ha realizzato sette triple ed è il primo giocatore della storia ad aver messo a segno almeno cinque tiri da tre punti in quattro partite consecutive delle finali. Le sue 25 triple in questa serie costituiscono un record per quattro partite delle NBA Finals. Si tratta della seconda miglior prestazione come punteggio per Curry in una finale dopo i 47 punti realizzati in gara 3 nel 2019 contro i Toronto Raptors. L’altro ‘Splash Brother’ Klay Thompson, però, l’ha definita la migliore performance di Curry. “Steph ha giocato in modo incredibile in questa che era quasi una partita da vincere ad ogni costo,” ha commentato Thompson, tornato in finale dopo due operazioni e due lunghi anni di fisioterapia. Con 18 punti e canestri fondamentali a fine partita, la guardia/ala figlia di un cestista bahamense sta ritrovando il tocco magico che l’ha resa uno dei maghi delle triple nella lega americana. Grande partita per Andrew Wiggins con 17 punti e 16 rimbalzi. Le star dei Celtics hanno peccato di efficienza. Jayson Tatum ha finito con 23 punti, mettendo a segno 8 tiri su 23. 9 su 19 per Jaylen Brown, che ha concluso con 21 punti. Le squadre sono ora entrambe a due vittorie da un titolo NBA. Chi vince per primo quattro partite conquista l’anello.

Il sogno di giocare alle finali NBA

In realtà, tutti i giocatori arrivati a questa fase dei playoff hanno già vinto: giocare nelle Finals è il sogno di ogni bambino che ama la pallacanestro e, successivamente, di ogni giocatore della lega.

Una volta realizzato questo sogno, c’è un sottile equilibrio da trovare: se da un lato bisogna sempre ricordare che si tratta di un gioco e si deve sempre riuscire a divertirsi, dall’altro la posta in palio è alta. La pressione e lo stress possono rischiare di rovinare alcuni aspetti di quest’esperienza fiabesca. Le emozioni sono tante e possono sopraffare anche i più esperti. Lasciarsi prendere dal nervosismo è un rischio che può costare una carriera. Perché se entrare in NBA è difficilissimo, restarci è una sfida ancora più grande. Resta solo chi vale veramente, dato che ogni anno nuovo giocatori entrano nella lega.

Prima finale per Tatum

Come sta vivendo il coronamento di un sogno il leader dei Boston Celtics Jayson Tatum? Il 24enne, ala e guardia dal talento straordinario, è alla sua prima finale NBA. “È una bellissima esperienza,” ha detto Tatum a LaPresse. “Devo provare a ricordare che, in fin dei conti, è solo basket. Provare a prepararmi allo stesso modo e non emozionarmi troppo. Scendere in campo, essere rilassato, e giocare come so fare, ma allo stesso tempo divertirmi,” ha aggiunto. Quali sono le emozioni prevalenti? “Non c’è garanzia di raggiungere le finali ogni anno, è una cosa immensa,” ha spiegato Tatum a LaPresse. “Sto provando a godermi il momento e ad essere il più rilassato possibile”.

Horford conquista le finali dopo 141 partite dei playoff

Se Tatum è un giovane con tanti anni di carriera da vivere, il giocatore che meriterebbe forse più di tutti un titolo è Al Horford. L’ala e pivot dominicano ha dovuto giocare ben 141 partite dei playoff durante la sua lunga carriera in NBA per poter, finalmente, arrivare a una finale. Un record secondo le statistiche della lega americana. Spesso è anche una questione di fortuna: serve trovarsi nella squadra giusta al momento giusto. Cinque volte All Star, grande difensore, ma anche ottimo tiratore di triple, Horford è uno degli atleti più umili e gentili della lega, seppur riesca a trasformarsi in una barriera insormontabile per tanti avversari in campo.

Due metri e sei centimetri per quasi 110 chili di peso, Horford ringrazia principalmente Dio per essere riuscito a conquistare una finale. “Finalmente dopo 141 partite nei playoff il sogno si realizza e sei alle finali,” gli abbiamo chiesto. “Come stai vivendo questo momento? Riesci a divertirti o c’è troppa responsabilità e troppo in gioco? Ringrazio Dio per avermi dato questa opportunità,” ha detto Horford a LaPresse. “Sono molto emozionato. Ed è necessario un equilibrio tra godersi questo momento, queste emozioni, ma anche sapere che c’è un lavoro da svolgere. Sto vivendo appieno il momento ma, al tempo stesso, sono molto concentrato sul compito che ho da svolgere”.

Disciplinia e rispetto: Al Horford

Horford è noto per la sua disciplina anche fuori dal campo. “È una qualità che ho ereditato da mia madre. Mio padre era un giocatore professionista nella Repubblica Dominicana e, d’estate, riuscivo a seguire la sua squadra in casa e in trasferta,” ha ricordato.

“In quelle occasioni osservavo i giocatori e quanto fossero dediti al lavoro. Sono stati un esempio per me. Tanti allenatori mi hanno insegnato ad essere professionale – ha aggiunto – Un consiglio per un giovane che vuole avere successo? Puoi avere talento, ma ci devi lavorare. Devi essere rispettoso e un grande lavoratore. In particolare, devi mantenere la concentrazione sul tuo obiettivo. La vita è piena di distrazioni, ma ciò che conta è provare a migliorare ogni giorno e continuare a prepararsi, a dare il massimo. Deve diventare la tua essenza, deve divenire il tuo stile di vita. Devi continuare a crescere nella tua carriera. Credo che questi suggerimenti possano aiutare i giovani”.

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